Le “Varicedde” di San Cataldo, una
storia misteriosa di cui ancora resta qualche ombra e non tutto è
chiaro.
Sono in totale 14 stazioni che rappresentano la “Via Crucis”, ma
si pensa che “in giro” ci sia anche la quindicesima, quella con l’urna.
Nascoste per più di 40 anni e ritrovate ben conservate solamente circa
8-9 anni fa, ed oggi visibili al pubblico.
La base in legno è stata ricostruita, il
resto è intatto, sono rimaste così da allora, da prima della seconda
guerra mondiale, nate dall’idea di otto adolescenti che volevano portare
anche loro le vare, manifestazioni solo consentite ai grandi. Così per
partecipare ad una processione e creare le loro “Varicedde” si
tassarono, chiesero aiuto ai commercianti e ai benestanti dell’epoca per
dare vita ad autentiche opere d’arte.
Secondo uno dei ragazzi in vita, ormai
quasi centenario, al ritorno dalla guerra si erano perse le tracce,
nessuno le aveva viste più, e le hanno cercate per molti, troppi anni.
Di quei ragazzi ne sono rimasti solo due, il più lucido di loro ricorda
bene che era una processione sconosciuta ai più, in quanto veniva svolta
il Lunedì o il Martedì Santo e chi viveva in campagna o in periferia
non le poteva vedere, poiché queste persone “salivano in paese”
solamente per le processioni ufficiali.
Per questo nessuno ricorda, per questo non ci sono grandi testimonianze. Venivano portate a spalla in giro per il paese dai piccoli, due stazioni per volta, una a destra e una a sinistra, in una tavola adornata da candeline.
Un ritrovamento strano, il tutto in
rigoroso anonimato, una donazione all’associazione culturale “G. Amico
Medico” di San Cataldo che in questi anni di ritrovamento è andata a
fondo sull’origine di queste piccole vare, adesso esposte nei locali
della banca “G. Toniolo” di piazza Crispi.
La somiglianza con le famose
vare di Caltanissetta c’è e si ipotizza ci sia stata una collaborazione o
uno scambio di idee tra gli artisti. Mani, testa e piedi sono in terra
cotta mentre il resto di legno e cartapesta. Se fossero state di gesso,
probabilmente, non sarebbero oggi così ben conservate.
Ma dove sono
state in tutti questi anni? Sicuramente tutte conservate insieme,
altrimenti il ritrovamento della collezione non sarebbe stato così
semplice.
Il “nonnino” superstite ha rivisto le sue creature e si è
commosso, sospirando ha detto: <<Le ho ritrovate, adesso posso
morire in pace>>.
Una grande scoperta per l’intera città di San
Cataldo che tra le tante opere monumentali e non, ritrova un antico
patrimonio e chissà, a distanza di tutti questi decenni, riavere e
rivedere, nel prossimo futuro, queste processioni rare e poco seguite di
un tempo.
- Testo e foto tratti dal sito “Acinews.it”.